lunedì 16 febbraio 2009

Etica da Passaparola

via Massimo Mantellini

"La conversazione? Non sempre trasparente

Qualche settimana fa un blogger italiano ha organizzato un poccolo giochetto: ha telefonato sotto falso nome a una decina di altri blogger a caso, ha raccontato loro una storia inventata e ha terminato la tel con una domanda: quanto vorresti, caro blogger, per scrivere un post a pagamento sul mio prodotto commerciale?
Dice l'anonimo improvvisato sondaggista che la maggioranza degli interpellati non si sarebbe negata a una simile transazione, nonostante il prodotto da reclamizzare fosse un'improbabile succo di frutta austriaco. qual è la morale?
Che i blogger hanno un prezzo!"

All'epoca della mia tesi, lo sussurravano in tanti, ma nessuno lo esternava così formalmente. Altro che democrazia 2.0!

[...] "é terminata l'età dell'innocenza della parte abitata della rete?

Non proprio. C'è sempre l'innocente, ma secondo me sono cresciuti gli speculatori, perchè è cresciuto il numero di chi ha interesse far parlare di sè. 
Sè, inteso come prodotto/ azienda/ gruppo/ associazione/ giornale/ campagna promozionale!

Questa è la parte dell'articolo che più mi è piaciuta:

"Il mantra del nuovo marketing ruota attorno al termine "passaparola". Nessun altro termine è altrettanto abusato di questi tempi. Eppure non è difficile capire che il word of mouth così raccontato è un passaparola finto. Il passaparola (quello vero) è infatti patrimonio delle singole persone, è il linguaggio di scambio di ogni relazione sociale. E' efficiente, bizzarro, economicamente casuale, fortunatamente fuori dal controllo di chi racconta alle aziende che le proprie tecniche sono capaci di "infiltrarsi" dentro la grande conversazione delle persone in rete. E di condizionarla. Tutto questo non è strano, fa parte del gioco."

Grazie Massimo.

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